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Guendalina Gerardi

 

A Rosignano, per la fiera, arrivavano le giostre e tra le famiglie c’erano i Gerardi, una famiglia circense dalla lunga storia, capostipite delle più importanti famiglie circensi italiane. Come capita spesso, abbandonato il circo, avevano aperto una attività nel luna park. Beppino Gerardi aveva diverse giostre tenute dai suoi figli; una figlia “Guendalina” che stava al trenino, era messa male perché era stata investita da un’auto ed era rimasta claudicante. Era la beniamina dei giovani del parco anche per il suo carattere esuberante, ereditato dal padre.
Con Beppino si era istaurata una notevole confidenza, aveva un vizio: gli amici a cui voleva bene li chiamava “mangia merda” (scusate la parola). Era nato un gioco tra noi, quando andavo a trovarlo nelle piazze della Toscana cercavo di coglierlo di sorpresa, alle spalle, così ero io il primo a chiamarlo in quel modo.
Quell’estate, come il solito, era con le giostre a Marina di Carrara ed una notte, Guendalina, che era andata fuori con gli altri giovani del parco, uscendo dall’auto, fu investita nuovamente, da una moto di un pazzo.
Il funerale fu uno strazio ad iniziare dalla veglia tra le carovane, l’esplosione dei sentimenti era diffusa, come la musica di Baglioni che Guendalina amava tanto; i suoi coetanei portavano sul feretro pacchetti di sigarette di quella marca che Guendalina amava fumare. Dopo la Messa il trasporto al cimitero fu organizzato secondo lo stile più autenticamente circense: la banda che suonava musiche allegre in tipico stile da circo, le corone di fiori portate dalle ragazze che camminando spogliavano dei petali per spargerli sulla strada. Al cancello del cimitero la bara fu issata verso l’alto tra uno scroscio di applausi, per tre volte fu ripetuto questo gesto lungo il percorso, prima dell’inumazione. Mentre pieni di tristezza, con un animo profondamente prostrato stavamo tornando a casa, Beppino mi prese sotto braccio, lungo il viale del cimitero, vicino al cancello mi si avvicinò all’orecchio e mi disse “mangia merda!”.